Emozioni

Questo è l’obiettivo di Marco Garello.

“Non voglio spiegare nessun mistero cosmico attraverso i miei lavori” è il primo commento di Marco: “voglio solo trasmettere emozioni, sensazioni.

La mia gratificazione deriva dal sapere cosa vedono gli altri nelle mie opere. Non sempre, anzi, raramente, riscontro le stesse emozioni o interpretazioni, ma questo anziché deludermi, mi arricchisce di nuovi punti di vista.

Ogni cosa può essere vissuta, e quindi interpretata, in maniera soggettiva e questo è uno dei tanti lati interessanti dell’essere umano.
La libertà di pensiero, la comprensione, la tolleranza stanno sempre di più diventando, per me, punti cardini dell’esistenza.

Con la creazione dei miei quadri/sculture o ‘sculture da parete’ come amo definirle, mi libero dalle costrizioni della vita quotidiana. Riesco ad esprimere me stesso, i turbamenti o le gioie del momento. Sono libero di riversare nell’opera (anche se spesso a livello inconscio) quello che provo senza bisogno di parole, vivo una forma di libertà mentale e fisica che difficilmente raggiungo nella routine giornaliera”.

Marco Garello è nato a Genova nel 1960 a dal 1987 vive ad Alba (CN). Nella sua vita ha sempre avuto modo di viaggiare moltissimo, conoscere e frequentare le persone più disparate visitando i luoghi più diversi, dall’Oriente all’Occidente.

Tutto questo assorbire sensazioni, situazioni, profumi, lingue lo ha fatto approdare alla sua carriera artistica. Da un’analisi delle sue opere emerge chiaramente l’influenza da lui subita durante le sue peregrinazioni.

“Sono sempre combattuto tra l’etnico e il tecnologico; nel primo trovo le radici, nel secondo il futuro”.

I suoi lavori effettivamente si dividono in soggetti e colori che ricordano l’etnico per passare al metallico nelle forme più astratte.

“C’è sempre una tridimensionalità nei miei lavori; anche i più semplici si arricchiscono emergendo dalla ‘tela’ o ‘supporto’ creando giochi d’ombre e luci che cambiano a seconda dell’esposizione, proprio come le emozioni”.

I materiali usati da Marco Garello sono depron, filo di ferro, acrili, resina e quant’altro ritenga adatto alla sua creazione.

“Gli spazi vuoti, sospesi ma uniti da sottili fili di ferro rispecchiano la mia personalità: aperta, contorta, ma comunque legata insieme da un filo conduttore solido in una struttura resistente e fragile allo stesso tempo”.

La fragilità delle sue opere ne costituisce caratteristica peculiare alla quale Marco Garello non vuole assolutamente rinunciare.

Luca Rejnero, designer